Canzoni italiane: “Vamos a bailar” di Paola e Chiara

“Vamos a bailar (esta vida nueva)” di Paola e Chiara
da TELEVISION, Columbia, 2000
Le sorelle Paola e Chiara Iezzi ritirano una vittoria annunciata al Festival di Sanremo del 1997 con “Amici come prima”, un emulo di irish folk-rock cantato dalle due voci all’unisono, incluso nell’esordio dal programmatico titolo CI CHIAMANO BAMBINE (1997). La formula, già in ritardo di qualche anno sul resto d’Europa, viene reiterata anche nel lavoro successivo, GIORNATA STORICA (1998) ma il riscontro commerciale è scarso. Così mentre Luciana Littizzetto le adotta come materia da parodia (nello show di Italia 1 CIRO, IL FIGLIO DI TARGET), trasformandole in cyborg dal timbro arcigno e insopportabile, si rende urgente una rigenerazione radicale, che investa immagine e suoni.
Per ricalibrare la formula si guarda alle tendenze del pop internazionale del tempo: il suono sintetico/acquatico sposato all’esotismo algido di personaggi come Anggun; la sessualizzazione barely legal di Britney, Cristina e relativi cloni; il futurismo dell’autotune di “Believe” di Cher. E poi l’irrinunciabile patchwork latino, sulla scorta del tentativo disperato della già Spice Girl Geri Halliwell, che su uno yacht tra bonazzi lucidi da spot D&G si gioca con “Mi chico latino” l’ultima carta di una carriera solista mai esplosa, in un temerario esperanto italo-anglospanish ricalcato con lo scalpello su “La isla bonita”: “Take me back to my sweet lavida”.
È fatta. Gli elementi chimici ci sono. È l’estate del 2000 e Paola e Chiara possono sganciare la bomba. Niente più canto obbligatorio all’unisono. Al bando l’immaginario teen, le bambine, le amiche, le lolite, vietate cornamuse, chitarre elettriche, folk. Al loro posto, una sciacquata gigantesca di europop sintetico, che emani vibrazioni di scrosci d’acqua e frescura estiva. I versi di “Vamos a bailar” sublimano la fine di una relazione in un gesto di autodeterminazione personale, pienamente in linea con il senso dell’operazione. Il suono della voce diventa quasi oceanico, come se a scandirlo fosse una silhouette meccanica emersa lentamente dalle acque. “Cerco la mia isola / via di qua”. La canzone trans di due ninfe digitali in piena trasfigurazione, tra incoscienza e maturità, indeterminazione e consapevolezza, castità e sesso, concretezza e macchina: “Ora è tempo / di essere / nuova immagine”.
Questo io ritrovato è l’uno mai riconosciuto: le due metà Paola&Chiara diventano Paola con Chiara e Chiara con Paola; i versi sono finalmente alternati, le voci distinte anche se immateriali. A chi è che stiamo dicendo addio, se non a quella immagine deforme che noi stesse abbiamo proiettato a lungo convincendoci fosse l’essenza, stregate da un effimero quanto invogliante successo? È stato difficile, sia chiaro: si capisce dalla tensione che si innerva nel pre-chorus, quando nel quadro atmosferico si fanno strada arpeggi da flamenqueria spiccia e Chiara verticalizza un acuto doloroso scagliato in un infinito digitale, come presa di coscienza definitiva: “Non ho più niente da perdere / solo te”.
A liberazione avvenuta, dopo il passaggio nella tempesta e l’affrancamento dalle ombre, segue il momento di slegare il corpo, di celebrare galleggiando sulle acque questa vita ritrovata. Che non è una vida loca alla Ricky Martin, frenetico vagabondaggio in cerca di un impossibile approdo (“Outside / Inside out”), e invece è una pacifica vida nueva, rigenerazione e scoperta, ripartenza e ascesa, da ripetere in loop, un po’ androidi, un po’ no. Ecco perché al di là del nuovo ossigeno dato alla carriera di Paola e Chiara, “Vamos a bailar” è stato un passaggio cruciale nel pop che ha accompagnato il cambio di millennio, una brezza fresca sul domani, il documento di una genuina, persino tenera, fiducia nelle possibilità del sé che guarda al futuro. noi e il 2000, “paradiso magico”.
(di Chiara e Paola Iezzi / © Benvenuto/SM Publ./Smilax)
La scheda è tratta, per gentile concessione dell’autore e dell’editore, da “Unadimille – 1000 canzoni italiane dal 2000, raccontate”, edito da Arcana, al quale rimandiamo per le altre 980 schede.
(C) Lit edizioni di Pietro D'Amore s.a.s.
